LA PROTEZIONE DALL’EMOZIONE DELL’EMOZIONE
Anche detta alexitimia (in greco: mancanza di parole per esprimere emozioni), un disturbo che può includere un ottimo adattamento sociale, un notevole conformismo, l’essere efficienti e sicuri di sé, eppure totalmente incapaci di riconoscere le proprie emozioni. Pare che quello alexitimico sia diventato il tratto personologico tipico dell’epoca in cui viviamo, un’epoca che richiede efficienza, adattamento, controllo emotivo, negazione delle emozioni.
Studi clinici hanno evidenziato come le caratteristiche alexitimiche siano presenti non solo in pazienti psicosomatici o psichiatrici, ma anche in soggetti sani.
In un epoca in cui si compie una ricerca esasperata e senza confini di sensazioni ed esperienze, viene da chiedersi quanto questo tratto non sia parte integrante della “personalità dei nostri tempi”.
Una delle prime sensazioni o pensieri che può avere l’alexitimico è di vivere la propria vita più come testimone che come protagonista. La vita affettiva è insoddisfacente, caratterizzata da relazioni stereotipate, anche per il fatto che il proprio corpo è vissuto come estraneo.
La vita sociale può essere buona, ma priva di risonanze emotive, che non trovando espressione possono dare origine a disturbi psicosomatici, di cui quasi sempre l’interessato nega l’orgine psicologica. Vi è infatti spesso una mancanza di vita fantasmatica, per cui la persona avverte il bisogno di ricondurre continuamente il discorso sulla propria patologia somatica, restando ad un livello concreto invece di provare a sondare gli aspetti profondi.
Solo se la persona è disposta ad attribuire a ciò che le sta accadendo una valenza simbolica, sarà possibile iniziare un percorso di guarigione. In generale, purtroppo, così come per i disturbi psicosomatici, vi sono delle forti resistenze alla psicoterapia ed un indice elevato di drop out. Se la persona che ne soffre è avvertita di questi rischi, potrà con maggiore consapevolezza aderire ad un progetto terapeutico che si propone di aiutare a riconoscere le proprie reazioni interne e le proprie emozioni rispetto alle esperienze vissute. Il terapeuta aiuta il paziente a leggere il suo stile d’interazione e a valutare quali possano essere gli effetti di retroazione innescati negli altri, portando ad un livello di consapevolezza alcuni schemi comportamentali. Dare un senso alla propria storia è una modalità ineludibile per il raggiungimento di un equilibrio emotivo.