L'identità non è una struttura monolitica e definitiva, come ci rassicurerebbe poter pensare, bensì un processo in continua trasformazione. La prof.ssa Oliverio Ferraris, Ordinario di Psicologia dello sviluppo all’Università La Sapienza di Roma, ci informa su come diverse identità possano coesistere, a volte anche in contraddizione tra loro. Le persone possono tendere verso diverse modalità di costruzione della propria identità. Secondo il sociologo statunitense David Riesman, c’è l’autodiretto che persegue con coerenza ed impegno un progetto di vita; c’è il distaccato che invece rimanda le scelte e non assume impegni a lunga scadenza, arrivando a soffrire di una mancanza di identità; c’è infine l’eterodiretto che costruisce la propria identità sulla moda del momento e su ciò che propone il mercato.
Nella cultura contemporanea è aumentata, rispetto al passato, la possibilità di giocare con la propria identità, di rimandare scelte definitive, di ristrutturare in corso d’opera i propri progetti, offrendo per certi versi una maggiore libertà all’individuo, minori costrizioni sociali. Il rischio può essere, d’altro canto, quello di una frammentazione della personalità, con la sensazione di condurre una vita incoerente, disordinata, in balia delle mode.
L’equilibrio sta nel comprendere il confine tra la libertà di scelta e la totale mancanza di reali obiettivi e progetti. L’impossibilità, l’incapacità, l’impotenza nel trovare questo equilibrio, può portare alla rinuncia al processo di costruzione dell’identità o, peggio, alla delega di tale processo ai vari “guru” del momento, depositari di sicurezze e risposte preconfezionate. In ogni caso il rischio è di abbandonare una conquista fondamentale della nostra epoca: la costruzione autonoma e responsabile della propria personalità.