Il prezzo che paghiamo per il progresso della civiltà è l’aumentata inibizione del principio di piacere e un incremento del senso di colpa. Quanto ci costa lo sforzo per sopprimere i desideri e inibirne la “sfrenata gratificazione”? La soppressione di pensieri eccitanti può essere responsabile di risposte emotive negative e della comparsa di sintomi psichici come fobie e ossessioni.
In una ricerca condotta da Wegner e coll. si chiedeva ai soggetti di non pensare al sesso. Il tentativo di evitare di pensare al sesso produceva eccitazione emotiva, analoga a quella dei soggetti a cui era stato dato il permesso di pensarci. Benchè in entrambi i gruppi l’eccitazione diminuisse in un breve lasso di tempo, le sue conseguenze erano differenti nei soggetti dei due gruppi. Nel primo gruppo, lo sforzo per eliminare i pensieri eccitanti conduceva all’intrusione di questi pensieri nella coscienza e alla reintroduzione di impulsi emotivi. Questo non accadeva quando ai soggetti veniva data l’opportunità di pensare al sesso.
L’ipotesi è che la soppressione di pensieri eccitanti promuova l’eccitazione; ovvero, l’atto stesso di sopprimerli può rendere questi pensieri anche più stimolanti di quando di proposito ci soffermiamo su di essi. In sintesi, tali sforzi possono non avere un effetto positivo da un punto di vista emotivo e psicologico.
D’altro canto, al giorno d’oggi non possiamo non interrogarci circa l’opposta tendenza di soddisfare impulsivamente, quando non compulsivamente, ogni minimo desiderio. La domanda che ci si pone dunque è: fino a che punto soddisfare un desiderio e fino a che punto inibirlo? Si tratta di un sottile gioco di equilibri e di integrazione tra le opposte spinte.
Fin dalla nascita il bambino funziona secondo il princio di piacere, cercando gratificazione nella suzione al seno materno. Gradualmente la madre dilazionerà tale soddisfazione, insegnando al bambino ad attendere ed a rispettare anche i suoi ritmi, fino a quando anch’essa potrà ritornare sempre più ampiamente a svolgere parte della propria vita indipendentemente da lui. In sostanza, la gratificazione immediata dei desideri deve fare i conti con le esigenze della società e del mondo esterno. L’energia, prima scaricata nella ricerca del piacere e della gratificazione, dovrà in seguito essere inibita e canalizzata per conformarsi alle mete sociali.
Le attività scientifiche e gli impegni artistici, così come tutto il repertorio dell’attività produttiva, sono l’espressione sublimata di energia sessuale e aggressiva che non può manifestarsi in un modo più diretto. Potremmo allora concludere che l'utile compromesso non è tanto quello di sopprimere quella quota di pensieri e desideri eccitanti (o aggressivi) che si contrappongono all'essere sociale, quanto quello di sublimarli.