Il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) è caratterizzato da ossessioni che causano ansia o disagio marcati e/o compulsioni che servono a neutralizzare l'ansia.
Le ossessioni sono idee, pensieri, impulsi o immagini persistenti vissute come intrusive e inappropriate. Si può ad esempio avere il pensiero di essere contaminati quando si stringe la mano a qualcuno, o si possono avere dubbi ripetitivi come chiedersi se si è lasciato il gas aperto in casa, e ancora si può provare disagio intenso quando gli oggetti sono in disordine o asimmetrici, avere il timore di aggredire il figlio, gridare oscenità in chiesa...
Le compulsioni sono comportamenti ripetitivi come lavarsi le mani, riordinare, controllare, o azioni mentali come pregare, contare, che servono per ridurre l'ansia legata alle ossessioni. Le compulsioni più comuni comprendono lavarsi e pulire, contare, controllare, richiedere o pretendere rassicurazioni, ripetere azioni e mettere in ordine.
Si può immaginare come tali comportamenti possano interferire significativamente con la routine normale, con il funzionamento lavorativo, le attività sociali o le relazioni con gli altri, oltre che non permettere l'esecuzione di compiti cognitivi che richiedono concentrazione come leggere o calcolare.

PRIMA IL DOVERE, POI IL PIACERE

Questo tipo di personalità può avere origine in un ambiente familiare in cui è stata poco incoraggiata l'attenzione verso l'aspetto emozionale della vita, ed il tempo che i genitori hanno dedicato al figlio è stato impiegato più per test ed esami che per scambiare calore e carezze, una famiglia, dunque particolarmente esigente che ha richiesto prestazioni sempre più al limite delle possibilità del figlio. Il bambino apprende così che può essere degno di attenzione e amore solo quando riesce ad ottenere prestazioni eccellenti (a scuola o nello sport per esempio), ed al contrario, non riuscendo ad avere una risposta sul versante fisico-affettivo, si sentirà indegno di cure amorevoli nei momenti di difficoltà.

Con la psicoterapia si potrà arrivare a concedersi finalmente di essere felici anche senza sentirsi responsabili della perfezione assoluta del mondo esterno e di se stessi.