A volte l'amore genitoriale può soffocare lo sviluppo della personalità autentica e determinare l'insicurezza affettiva. La psicoanalista Alice Miller ci racconta come si ottiene un "bravo bambino" a discapito della formazione di una personalità libera ed autentica.
Durante l'infanzia spesso il bambino, per conformarsi alle aspettative di chi si prende cura di lui, deve rimuovere il suo bisogno di amore, attenzione, sintonia, comprensione, partecipazione, rispecchiamento. Deve anche reprimere le reazioni emotive ai rifiuti che riceve, quali l'invidia, l'ira, la gelosia, il senso di abbandono, di impotenza.
Entro una certa misura, questo fa parte dell'educazione, del vivere sociale, ma oltre un certo limite può diventare frustrante e dannoso per lo sviluppo di una personalità libera, serena, dotata di autostima.
L'adattamento ai bisogni dei genitori conduce spesso allo sviluppo della personalità "come se", una personalità detta del "falso Sè". L'individuo si limiterà ad apparire come ci si aspetta che debba essere ed il prezzo che dovrà pagare sarà un grande senso di vuoto, di assurdo, di inutilità. Il bambino che non ha potuto costruirsi una propria sicurezza, dipenderà prima dai genitori ed in seguito, crescendo, avrà bisogno della continua conferma delle persone che rappresentano i "genitori", come il partner, il gruppo, i figli...
Il "vero Sè" può invece dire: "Mi è concesso di essere triste o allegro, a seconda che ci sia qualcosa che mi rattristi o mi rallegri, ma non devo mostrare a tutti i costi una faccia allegra, nè devo reprimere la mia pena, la mia paura, o altri sentimenti in relazione ai bisogni degli altri".
Può sembrare un'umiliazione scoprire di non essere soltanto buoni, comprensivi, generosi, controllati e privi di esigenze quando la nostra autostima si basa su questo. Ma se vogliamo stare meglio e ritrovare il nostro vero Sè, dobbiamo abbandonare questo edificio di autoinganni, guardare nel nostro passato ed acquisire maggiore consapevolezza.